Cosa è, come si manifesta, è dannosa?

La rabbia è una delle emozioni umane.

Alcune persone provano rabbia quando si sentono contrariati oppure quando sono di fronte a una situazione incerta.

Ad esempio nel caso in cui non hanno, o non ottengono, ciò che vogliono oppure di fronte a una situazione inaspettata che non controllano, come ad esempio nel caso di una diagnosi di malattia grave o di ripresa di malattia grave o di non risposta a una terapia salvavita.

E’ una reazione umana normale.

In che modo si manifesta?

Ci si può sentire irritati, sentire la rabbia che ‘sale’ dentro di sé, sentire il battito cardiaco accelerato e il respiro corto, si potrebbe aver voglia di urlare, strillare, imprecare, rompere le cose, battere i pugni sul tavolo, picchiare qualcuno.

E l’elenco potrebbe continuare, ma possiamo riassumere dicendo che ci sono alcune manifestazioni della rabbia che sono interne all’individuo ed altre che vengono rivolte verso l’esterno.

Entrambe queste manifestazioni possono associarsi a vissuti negativi per la persona che le mette in atto. Nel primo caso la rabbia si accompagna a vissuti di tipo depressivo. Nel secondo caso si avrà un impatto negativo sulle relazioni interpersonali.

Quando è che diviene patologica? Quando la reazione è intensa, durevole oppure soppressa.

La reazione di rabbia che dura qualche attimo, il tempo di rendersi conto e valutare la situazione che l’ha innescata, rappresenta la risposta innata che consente all’individuo di reagire in una situazione di pericolo.

A livello fisiologico la frequenza cardiaca e la pressione del sangue tendono a salire – il viso si arrossa, si gonfiano le vene della fronte e del collo-, il respiro si altera, i muscoli si tendono, la postura diviene più eretta e si accenna un moto in avanti, biologico i livelli di adrenalina e noradrenalina tendono a salire.

Ma cosa succede se questa reazione fisiologica perdura nel tempo? Se la persona è sempre all’erta e pronta a scattare? Le reazioni chimiche causano il rilascio di un ormone dello stress, il cortisolo.

Questo ormone dà al corpo un’esplosione di energia. Ma se la quantità di questo ormone è troppa si avranno una moltitudine di effetti negativi: lo sbilanciamento degli zuccheri nel sangue, la soppressione del funzionamento tiroideo, il decremento della densità ossea.

E questo sbilanciamento ormonale ha un impatto (negativo) anche sul sistema immunitario.

Anche sopprimere la reazione di rabbia si accompagna a variazioni fisiologiche: aumenta il livello di Immunoglobulina A, implicato in alcuni disturbi autoimmuni.

Che fare?

E’ importante imparare a monitorare le proprie risposte emotive.

Nel caso della reazione di rabbia la prima cosa è: 1) identificare l’esperienza provata, i sintomi che la caratterizzano. La seconda è: 2) individuare quali eventi, situazioni o condizioni la scatenano. La terza è: 3) provare a controllare le reazioni sia verso sé stessi (interne) sia verso gli altri e il mondo circostante (esterne).

– è utile utilizzare tecniche di rilassamento per un controllo interno della rabbia. Questo aiuta a tranquillizzarsi, a contrastare ansia e depressione, a migliorare la qualità di vita.

– la rabbia va espressa, all’esterno, in forma assertiva e non aggressiva.

Il ruolo di un sostegno esterno

La reazione di rabbia è una reazione impulsiva quindi per imparare a gestirla ci vuole tempo e a volte può essere necessario un aiuto professionale.

Uno dei motivi è che la rabbia maschera altre emozioni, come la tristezza o la paura, ma anche il dolore.

Se si attraversa un periodo difficile e una delle reazioni messe in atto più frequentemente è quella della rabbia allora può essere utile cercare un aiuto.

Dare un significato alle espressioni di rabbia è un primo passo per imparare a gestirla.

A cura della dott.ssa Eva Mazzotti

Psicologa e psicoterapeuta

Vicepresidente AISCUP

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