Paziente enterostomizzato – Migliorare con l’informazione e l’educazione…
…IL CARE GIVER
INTRODUZIONE
Negli ultimi decenni, la problematica relativa alle stomie addominali ha acquistato un’importanza sempre maggiore.
Fino a pochi anni fa il Paziente stomizzato, una volta dimesso dall’ospedale, rientrava in una società impreparata ad accoglierlo, con una disinformazione sulle varie problematiche psico-fisiche e sociali che costellano la vita quotidiana di questi pazienti.
L’aumentata sensibilizzazione verso la gestione dei soggetti portatori di derivazione intestinale e l’affinamento delle tecniche chirurgiche hanno portato, gradualmente, a concrete possibilità di un pieno reinserimento sociale grazie ad una serie di interventi volti a migliorare l’aspetto qualitativo, oltre che quantitativo, della vita.
Nonostante la terapia stomale sia stata riconosciuta come una componente essenziale della coloproctologia solamente negli ultimi 30 anni, risale agli anni ’50 ad opera di Norma Gill, la necessità di costruire un vero e proprio servizio di assistenza a pazienti che dovevano adattarsi a vivere con una enterostomia permanente.
Norma Gill ebbe l’intuizione di creare non solo un servizio di informazione e consulenza per la professione infermieristica e medica, ma un vero e proprio programma di addestramento per la gestione delle stomie.
È importante sapere che senza un’accurata educazione sanitaria il Paziente stomizzato si ritrova da solo a combattere delle angoscianti frustrazioni legate alla paura di un possibile rifiuto sociale, a cui segue un progressivo isolamento.
A tal proposito l’educazione, oltre ad essere diretta al Paziente stomizzato (self care), coinvolge anche colui che aiuta a sostenerne l’autostima attraverso amicizia e affetto e aiuto concreto (care giver).
All’interno di questo opuscolo saranno descritte quindi le manovre e le indicazioni da utilizzare, nello specifico:
a. la gestione di base,
b. quali sono i presidi e come utilizzarli,
c. i consigli dietetici e
d. a cosa serve l’irrigazione e come effettuarla.
CHI E’ IL CARE GIVER?
Il CARE GIVER è…
Con il termine “care giver”, letteralmente “donatore di cura”, si intende la figura di chi è dedito alla cura e sostegno di persone, in genere il proprio familiare o amico, non autosufficiente perché malato o disabile.
Il ruolo di chi aiuta il proprio caro è definito da vari fattori: il tempo a disposizione, la vicinanza al Paziente e alla struttura sanitaria ed infine alla capacità di gestire la situazione.
Il grado di impegno è variabile: dall’effettuare almeno una telefonata quotidiana, ad accompagnare il Paziente dal medico, fino ad assumersi molte altre responsabilità.
Indipendentemente dal livello di coinvolgimento, è bene ricordare che il compito è importante, perchè può fare davvero la differenza nella vita del proprio caro, ma anche nella propria.
Il care giver deve saper:
Ascoltare. Il Paziente deve poter esprimere preoccupazioni, frustrazioni e speranze con qualcuno che gli vuole bene e che può essere un conforto e un sollievo. Chi aiuta il proprio caro potrà non avere una risposta ad ogni domanda, né sarà in grado di fare tutto quello che gli viene chiesto, ma se saprà ascoltare con attenzione, offrirà un servizio inestimabile.
Imparare. Quanto maggiore è la conoscenza, tanto minori sono le probabilità di avere paura. Conoscere consente anche di capire meglio cosa sta vivendo la persona cara.
Sostenere. È bene incoraggiare la persona cara a partecipare a un gruppo di sostegno. Condividere esperienze e pensieri con qualcuno che si trova nella stessa situazione può essere molto utile. Gli ospedali e i centri sociali spesso offrono questa possibilità.
Partecipare. È possibile accompagnare il Paziente alle visite dal medico e prendere appunti per ricordare cosa é stato consigliato. Inoltre può essere in grado di fornire al medico informazioni o percezioni aggiuntive sulla condizione del Paziente.
Condividere. Offrire aiuto nella gestione del cambio della sacca o nell’irrigazione oppure aiutare il Paziente nell’abituarsi al nuovo regime alimentare. Sarà necessario tener conto degli innumerevoli cambiamenti che insorgono dopo l’intervento.
Stringere rapporti. Incoraggiare gli altri membri della famiglia a partecipare può alleggerire il carico di lavoro di tutte le persone coinvolte e offre al Paziente fonti multiple di sostegno.
Comprendere. Talvolta prendersi la responsabilità nell’assistere un proprio caro causa un’inversione di ruoli. Per esempio, chi si prende cura di un genitore, può improvvisamente trovarsi a “dare ordini”, come se stesse rivolgendosi a un proprio figlio. Bisogna imparare a prendere meno e dare di più a qualcuno da cui si è sempre stati dipendenti.
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COME SIAMO FATTI?
APPARATO DIGERENTE
L’apparato gastrointestinale per una più facile comprensione può essere diviso in 3 segmenti principali:
Il primo segmento
Destinato all’introduzione del cibo e alla trasformazione, tramite la masticazione in bolo alimentare.
Bocca (cavità orale)
Faringe
Esofago (separato dallo stomaco da un orificio: il cardias)
Il secondo segmento
È costituito dallo stomaco (separato dal duodeno da un orificio: il piloro).
Il bolo alimentare per gravità e per la contrazione dell’esofago determina l’apertura del cardias, quindi il contenuto entra nello stomaco e viene mescolato con i succhi gastrici, determinando la formazione del chimo.
Una piccola parte viene riversata nel duodeno tramite il piloro, mentre il resto riviene mescolato nello stomaco. Per avere il totale svuotamento occorrono dalle 3 alle 4 ore, dopo un pasto normale.
Il terzo segmento
Si differenzia in:
intestino tenue: lungo circa 5 metri, separato dall’intestino crasso tramite la valvola ileo-cecale. L’intestino tenue a sua volta è formato da duodeno, digiuno e ileo.
intestino crasso: rappresenta l’ultima porzione del canale digerente; si apre all’esterno mediante l’orificio anale ed è formato dal cieco, colon ascendente, colon trasverso, colon discendente, sigma, retto, canale anale e ano.
DIGESTIONE…
Inizia nella cavità orale dove il cibo viene masticato e impastato con la saliva (pH neutro) e con sostanze organiche (la mucina e la ptialina) trasformandolo in bolo alimentare. Il processo digestivo continua nello stomaco dove avviene il rimpasto del bolo insieme ai succhi gastrici (acido cloridrico secreto in quantità di circa 3 litri al dì), fino alla sua trasformazione in chimo acido. Lo stomaco ha attività di secrezione (acido cloridrico) e motilità, permettendo al chimo di arrivare progressivamente all’intestino tenue con movimenti peristaltici (sempre verso il basso) e sempre più vigorosi.
Il chimo prosegue all’interno del duodeno che provvede alla deacidificazione (meno acido), grazie all’azione degli enzimi pancreatici o succo pancreatico (amilasi, lipasi, tripsina, colecistochinina), della bile (prodotta in continuità – 600 ml al dì – dal fegato e riversato nel duodeno attraverso il coledoco nei periodi digestivi) e dal succo enterico prodotto nel duodeno (3 litri al dì – è un liquido incolore, a reazione neutra serve a neutralizzare il chimo acido proveniente dallo stomaco). Dal duodeno il chimo passa all’interno dell’intestino mesenteriale (digiuno ed ileo) che si estende fino alla valvola ileocecale. La progressione del chimo è determinata dai movimenti peristaltici della parete, invece il rimescolamento del contenuto intestinale è dovuto a movimenti di segmentazione ritmica. Attraverso la valvola ileocecale il contenuto intestinale passa all’interno dell’intestino crasso.
L’intestino tenue sbocca nel tratto iniziale dell’intestino crasso quasi ad angolo retto; la porzione di crasso che si trova al di sotto di questo blocco ha la forma di una ampolla, il cieco, dalla quale si stacca un prolungamento cilindrico di piccolo diametro, l’appendice vermiforme.
Il cieco continua verso l’alto con il colon ascendente che percorre il lato destro della cavità addominale fino al fegato dove piega verso sinistra, quasi ad angolo retto (flessura epatica), continuando con il colon trasverso che si spinge fino alla milza piegandosi ad angolo acuto verso il basso (flessura splenica), si continua con il colon discendente, il colon sigmoideo o sigma e infine con il colon retto.
Il colon retto presenta una porzione dilatata chiamata ampolla rettale, ed un canale anale distale che sbocca all’esterno con l’apertura anale.
Nel colon è contenuta un’abbondante flora batterica (escherichia coli, aerobatterio aerogeno, cocchi e clostridi), che determina la demolizione di molecole residue presenti nel chimo. I batteri agiscono sui pigmenti biliari dando origine a nuovi pigmenti che impartiscono il colore bruno alle feci; inoltre svolgono un’azione demolitiva verso diverse proteine determinando la produzione di gas.
COS’È UNA STOMIA?
DEFINIZIONE…
L’enterostomia è il risultato di un intervento con il quale si crea un’apertura sulla parete addominale per poter mettere in comunicazione l’apparato intestinale con l’esterno.
La stomia è priva di uno sfintere, cioè di un muscolo ad anello che ne per mette la chiusura, e quindi le feci non possono essere trattenute e fuoriescono senza controllo. Questo inconveniente però può essere affrontato e risolto in modo soddisfacente mediante una buona gestione della stomia.
Il confezionamento di una stomia rappresenta, in molti casi, l’unico modo per sopravvivere ad una malattia o ad un incidente. Ciò compromette da un lato le funzioni fisiologiche, ma dall’altro permette l’allontanamento immediato ed efficace dei problemi che gravano sullo stato di salute del paziente.
Il portatore di stomia possiede, quindi, una situazione anatomica diversa, ma comunque gestibile, che non gli impedisce di condurre una normale vita sociale.
VARI TIPI DI STOMIA…
La stomia si differenzia soprattutto per la posizione anatomica che essa occupa, sostituendo totalmente o solo parzialmente l’apparato coinvolto.
ENTEROSTOMIE Apparato digerente
UROSTOMIE Apparato urinario
TRACHEOSTOMIE Apparato respiratori
ENTEROSTOMIE…
Le Enterostomie possono essere distinte secondo 3 differenti classificazioni:
la classificazione topografica, che suddivide le principali stomie in funzione del punto che occupano, la classificazione temporale che identifica se la stomia è temporanea, cioè solo per un certo periodo di tempo oppure definitiva, la classificazione per tecnica chirurgica, in base al tipo di confezionamento chirurgico che è stato adottato.
La classificazione che più ci interessa è quella di tipo topografico, perché ci aiuta a capire facilmente le differenze che si vengono a creare nella gestione di ogni tipo di enterostomia.
Tra le enterostomie si possono distinguere l’ileostomia e la colostomia, quest’ultima a sua volta si differenzia in: cecostomia, colostomia ascendente, colostomia trasversa, colostomia discendente e sigmoidostomia.
ILEOSTOMIA…
Si intende la creazione di una comunicazione chirurgica tra parete addominale e ileo.
L’ileo è l’ultima porzione dell’intestino tenue. Come ribadito precedentemente con l’anatomia, questa porzione è caratterizzata da una giunzione (tra intestino tenue e crasso) chiamata sfintere o valvola ileo-cecale. Questa valvola si apre e si chiude in base alle onde peristaltiche che passano lungo la parete terminale dell’ileo; in questo tratto la pressione esercitata è abbastanza forte e la consistenza delle feci è liquida mentre gli odori sono pochi in quanto la presenza di batteri è minima.
COLOSTOMIA…
Le Colostomie si possono suddividere in:
- Cecostomia
- Colostomia ascendente
- Colostomia traversa o Trasversostomia
- Colostomia discendente
- Sigmoidostomia
Cecostomia…
La cecostomia è l’abboccamento relativo alla prima porzione del colon, le caratteristiche della cecostomia sono analoghe a l’ileostomia, vi è infatti la presenza di feci liquide. Le persone portatrici di cecostomia debbono assumere particolari precauzioni per evitare danni alla cute per la presenza di enzimi digestivi che la danneggiano. Gli odori sono pochi in quanto la presenza dei batteri è minima.
Colostomia ascendente…
È posizionata sulla porzione di destra del colon, prima della flessura colica destra o epatica, simile ad una ileostomia per quanto riguarda la qualità del materiale drenato ed il controllo dell’emissione dello stesso.
Gli odori possono rappresentare un problema relativamente controllabile (ad esempio porre un deodorante all’interno del sistema di raccolta).
Colostomia traversa o Trasversostomia…
Identificabile nel colon traverso (parete addominale destra o sinistra) questa stomia produce cattivo odore e il materiale drenato è vischioso in quanto parte del liquido é riassorbito. Solitamente non c’è alcun controllo nella fuoriuscita delle feci.
Colostomia discendente…
Situato nella parete addominale di sinistra, subito dopo la flessura splenica, da questa stomia fuoriescono feci già formate ed è facile controllare la frequenza di eliminazione.
Sigmoidostomia…
Situato nella parete addominale di sinistra, da questa stomia fuoriescono delle feci solide. Le feci sono normali e consistenti e la frequenza di eliminazione può essere controllata.
COME PARTECIPA IL CARE GIVER…
Apprendere le informazioni importanti sulla stomia come il diretto interessato e aiuta il Paziente a carpirne le caratteristiche.
GESTIONE DI BASE…
SISTEMI DI RACCOLTA…
I 2 principali sistemi di raccolta che occorrono per gestire adeguatamente una stomia sono:
una sacca di raccolta
una barriera cutanea adesiva o placca
COS’È UNA SACCA?
La sacca serve a contenere le feci liquide, vischiose o solide a seconda del tipo di intervento di stomia.
Le sacche possono essere:
Sacca a fondo chiuso: queste sacche di solito monouso, sono indicate soprattutto per le stomie del tratto discendente dove le feci si presentano solide e formate.
La maggior parte delle sacche a fondo chiuso sono dotate di filtro per neutralizzare gli odori e permettere la fuoriuscita dei gas. La sacca non necessita di essere svuotata, quando è piena è sufficiente rimuoverla e gettarla in un contenitore per rifiuti normali.
Sacca a fondo aperto: le persone portatrici di ileostomia e colostomia ascendente o trasversostomia dove le feci si presentano liquide e poco controllabili possono prediligere l’utilizzo di sacche a fondo aperto agevolmente svuotabili attraverso l’apertura sul fondo. Il fondo della sacca può essere lavato.
COS’È UNA BARRIERA CUTANEA?
La barriera cutanea (o placca) aderisce alla pelle intorno allo stoma contribuendo a proteggerla dal contatto con gli effluenti (materiale fecale). La barriera cutanea è il supporto che permette l’adesione della sacca all’addome.
Il foro di apertura delle barriere cutanee può essere:
Ritagliabile – il foro viene ritagliato previa misurazione attraverso il misuratore posto sulla stomia.
Pre-tagliato – è disponibile un’ampia gamma di misure per adattarsi alle diverse dimensioni di ciascun stoma, senza bisogno di utilizzare le forbici.
Modellabile – il foro di apertura si modella con le dita per adattarsi a stomie di qualsiasi forma e dimensione.
TIPI DI SISTEMI…
Sia la sacca di raccolta che la barriera cutanea o placca possono essere utilizzate come singola unità nel sistema monopezzo o come unità separate nel sistema a 2 pezzi.
COME SI APPLICA IL DISPOSITIVO?
La procedura esatta si diversifica in base al tipo di dispositivo. Vi sono principalmente 3 tipi di sistemi:
- Sistema monopezzo.
- Sistema tradizionale a due pezzi.
- Sistema a due pezzi con fissaggio adesivo.
Sistema monopezzo
Nei sistemi monopezzo sacca e barriera cutanea sono unite insieme.
Il materiale che occorre è:
tutto l’occorrente per una buona igiene cutanea (peristomale): acqua calda, sapone preferibilmente neutro e asciugamano o salviette non umidificate per asciugare.
Misuratore per stoma, una penna o una matita e delle forbici (per le barriere cutanee ritagliabili).
Sistema di raccolta (placca e sacca in 1 sola unità).
Come lo applichiamo…
• Lavare e asciugare la cute peristomale.
• Misurare lo stoma.
• Preparare la barriera cutanea (per le barriere cutanee ritagliabili: tagliare su misura il foro di apertura utilizzando il misuratore).
• Rimuovere la carta protettiva sul retro dell’adesivo.
• Applicare il dispositivo delicatamente centrando lo stoma.
• Tenere la barriera cutanea premuta sull’addome facendo particolare attenzione a far aderire bene l’adesivo intorno alla cute peristomale. Durante l’applicazione, mantenere una leggera pressione sulla barriera cutanea da 30 secondi a 1 minuto.
Sistema tradizionale a due pezzi
Questo sistema si compone di una placca e una sacca che si agganciano insieme mediante un anello di plastica (flangia).
Il materiale specifico è:
l’occorrente per una buona igiene cutanea (peristomale): acqua calda, sapone preferibilmente neutro e asciugamano o salviette non umidificate per asciugare.
Misuratore per stoma, una penna o una matita e delle forbici (per le barriere cutanee ritagliabili).
Sistema di raccolta, composto da una placca e una sacca agganciati insieme da una flangia.
Come lo applichiamo…
• Lavare e asciugare la cute peristomale.
• Misurare lo stoma.
• Preparare la barriera cutanea (per le placche ritagliabili ritagliare su misura il foro di apertura utilizzando il misuratore, per le placche modellabili arrotolare l’adesivo fino a riprodurre approssimativamente la misura dello stoma).
• Rimuovere la carta protettiva sul retro dell’adesivo e applicare la placca centrando lo stoma.
• Tenere delicatamente la barriera cutanea premuta sull’addome e allineare la flangia della sacca alla placca premendo con un movimento rotatorio dal basso verso l’alto.
Sistemi a due pezzi con fissaggio adesivo
Questo tipo di sistema è costituito da sacca e placca che si agganciano insieme mediante un anello in schiuma adesiva e una base di adesione flessibile.
Il materiale da utilizzare è:
- L’occorrente per una buona igiene cutanea (peristomale): acqua calda, sapone preferibilmente neutro e asciugamano o salviette non umidificate per asciugare.
- Misuratore per stoma, una penna o una matita e delle forbici (per le barriere cutanee ritagliabili).
- Sistema di raccolta, composto da una placca e una sacca, muniti di anello adesivo per il fissaggio.
Come lo applichiamo…
• Lavare e asciugare la cute peristomale.
• Misurare lo stoma.
• Preparare la barriera cutanea (per le placche ritagliabili ritagliare su misura il foro di apertura utilizzando il misuratore, per le placche modellabili – arrotolare l’adesivo fino a riprodurre approssimativamente la misura dello stoma).
• Rimuovere la carta protettiva sul retro dell’adesivo.
• Applicare la placca, centrando lo stoma.
• Premere delicatamente la barriera cutanea. Applicare la placca centrando lo stoma sull’addome (da 30 secondi ad un minuto) per farla aderire bene
• Allineare la parte inferiore della sacca alla base di adesione della placca. Poi fare
aderire il resto dell’anello adesivo, scorrendo sulla parte superiore della sacca.
COME SI SOSTITUISCE IL DISPOSITIVO?
La sostituzione della placca e della sacca (dipende dal tipo di sistema) è ben diversa dall’applicazione, la sostituzione è una procedura infermieristica complessa che richiede una buona esperienza sul campo.
Questo opuscolo cerca di semplificare il più possibile questa procedura, attraverso parole semplici e chiare che permettono di capire come fare a sostituire un dispositivo.
Prima di tutto bisogna pianificare il lavoro verificando se si ha tutto il materiale che serve per sostituire il presidio e inoltre controllarne il corretto funzionamento.
MATERIALE OCCORRENTE
Guanti monouso (reperibili in farmacia).
Misuratore per lo stoma.
Penna o matite e forbici.
Materiale per l’igiene della cute (acqua calda, sapone neutro, asciugamano monouso).
Materiale per la pulizia dello stomia (salviette monouso o carta igienica).
Deodorante.
Recipiente per i rifiuti.
Presidi stomali nuovi per la sostituzione.
Barriera per la cute (composta da talco specifico per stomie ed acqua o sigillante liquido).
Dopo aver controllato tutto il materiale si procede ad effettuare la pianificazione assistenziale, che permetterà di capire quando agire.
PIANIFICAZIONE ASSISTENZIALE
Valutare la necessità di sostituire il presidio (controllare il presidio usato e se sono presenti perdite di materiale fecale). Le perdite possono irritare la cute peristomale.
Chiedere al proprio caro se presenta problemi allo stoma e intorno ad esso. Una sensazione di bruciore può indicare una abrasione cutanea sotto la placca protettiva. Controllare il volume del sacchetto.
Le sacche devono essere svuotata quando si riempiono per 1/3 o per metà. Il peso di un sacchetto eccessivamente pieno può distaccare la placca dalla cute, causando una perdita di materiale fecale, con conseguente irritazione della cute.
Scegliere il momento appropriato (evitare di cambiare il presidio subito prima dei pasti, gli odori della stomia possono ridurre l’appetito delle altre persone e imbarazzare la persona).
Dopo la pianificazione assistenziale si passa all’attuazione:
ATTUAZIONE
- Lavare le mani e provvedere alla riservatezza della persona (farla preferibilmente in bagno).
- Posizionamento: invitare o aiutare il proprio caro a mettersi in posizione seduta oppure eretta o sdraiata, (quest’ultime favorisco la sostituzione della sacca perché evitano la formazione di pieghe cutanee).
- Svuotamento: Se si ha un sistema a fondo aperto svuotare il contenuto del sacco nel water prima della rimozione della sacca (in questo modo si previene il rovesciamento accidentale del materiale fecale sulla cute).
- Rimozione della sacca: se il sistema è monopezzo staccare tutto con attenzione dall’alto verso il basso, invece se è a due pezzi staccare solo la sacca sempre dall’alto verso il basso e poi gettarla nel recipiente per i rifiuti (preferibilmente traspirante), se la sacca è monouso.
- Pulire e asciugare la cute peristomale e la stomia.
- Usare la carta igienica per rimuovere le feci in eccesso, usare acqua calda, sapone preferibilmente neutro e batuffoli di cotone, un telo da bagno e/o un
asciugamano per pulire la cute e la stomia (il sapone non neutro è sconsigliato perché può provocare irritazione cutanea). - Usare un detergente speciale per asportare le feci più secche e dure. Infine asciugare bene con asciugamani o batuffoli di cotone. Strofinamenti eccessivi possono causare escoriazioni cutanee.
- Infine applicare un nuovo dispositivo.
ACCESSORI PER LA GESTIONE DELLE STOMIE…
Esistono in commercio, accessori che facilitano la gestione delle stomie, soprattutto quelle che presentano problemi di apparecchiatura. Si possono facilmente reperire:
Paste protettive: possono essere costituite da Karaya o idrocolloidi (quest’ultime hanno una componente alcolica che può causare bruciori intensi quando vengono applicate su cute escoriata o particolarmente irritata, in questo caso è utile aspergere piccole quantità di polvere prima dell’applicazione); sono particolarmente utili per riempire depressioni o avvallamenti della cute peristomale.
Esse non solo permettono di prolungare il tempo d’uso di ogni singola barriera, ma possono essere usate da sole, per garantire la protezione intorno allo stoma, le fistole ed il drenaggio delle ferite.
Polveri: sono dei preparati necessari per una migliore protezione cutanea, in caso di cute particolarmente escoriata o irritata.
Lozioni detergenti: sono lozioni specifiche per la cura della cute peristomale, detergono mantenendo i lipidi cutanei e la naturale tonicità della pelle, eliminando delicatamente i residui sulla cute.
Lozioni filmogene: possono essere in forma liquida o in salviette, usate a scopo preventivo evitando la formazione di alterazioni cutanee, formando sulla pelle uno strato impermeabile che impedisce il contatto con le deiezioni, si possono rimuovere facilmente con acqua e sapone.
PER SAPERNE DI PIÙ…
Perché è importante mantenere la cute integra?
La cute peristomale è la zona dove viene fatto aderire il dispositivo di raccolta. Se la pelle risulta irritata diventa più difficile far aderire la barriera alla cute.
Prima dell’applicazione del dispositivo è importante accertarsi che la pelle sia integra e asciutta; questo assicurerà che il sistema di raccolta rimanga in sede tra un cambio e l’altro, minimizzando il rischio di distacco.
È anche importante ricordare che vivere con complicanze della cute peristomale può influire sulla sicurezza e sulla qualità di vita. Ricordati che la prevenzione è la chiave per mantenere sana la cute peristomale.
Riconoscere l’aspetto di una pelle sana
È importante mantenere la pelle intatta e sana, la cute peristomale deve presentarsi come la pelle del lato dell’addome senza la stomia, ossia integra e non irritata. Tenendo presente questo aspetto sarà più facile rendersi conto se si è in presenza di alterazioni cutanee.
Programmare il cambio del sistema di raccolta
Stabilire un programma semplice da seguire per cambiare la sacca in base al tipo di sistema usato e al parere del medico. In questo modo si assicurerà che la barriera cutanea venga sostituita prima che gran parte dell’adesivo venga erosa, riducendo la possibilità che le secrezioni dello stoma vengano a contatto con la pelle.
TEMPI PER LE SOSTITUZIONI
Tipo di stomia e Tempi di sostituzione:
COLOSTOMIA:
Sistema a due pezzi con fondo chiuso
Cambio placca: ogni tre giorni
Cambio sacca : 1-2 volte al giorno
Sistema monopezzo con fondo chiuso
Cambio sacca: 1-2 volte al giorno
ILEOSTOMIA:
Sistema a due pezzi con fondo aperto
Cambio placca: ogni due giorni
Cambio sacca: 1-2 volte al giorno
Sistema monopezzo con fondo aperto
Cambio sacca: 1-2 volte al giorno
CONSIGLI UTILI…
Per l’igiene della cute sono più adatti l’acqua e i saponi neutri, preferibilmente non liquidi, da utilizzare con spugne o panni morbidi, asciugando sempre con telini morbidi.
Il paziente portatore di stomia può fare il bagno o la doccia con il sacchetto di protezione (ileostomia, urostomia) o senza sacchetto (colostomia), usando sapone neutro.
Quando si taglia la parte interna della placca, non creare un’apertura più grande di 0,3-0,4 cm rispetto alla stomia (questo riduce che il rischio che il materiale evacuato venga a contatto con la cute peristomale).
Mai utilizzare sostanze come etere, alcool, amuchina, acqua ossigenata o altri disinfettanti perché irritano la pelle e la stomia.
Se la zona dove si applica la placca presenta peli, bisogna insaponare la cute e raderla con un rasoio monouso.
La stomia non è una ferita, ma un organo nuovo che fa parte del corpo, quindi non servono materiali sterili per la pulizia.
DOCUMENTAZIONE PER OTTENERE LE PROTESI E GLI AUSILI…
In seguito alla modifica apportata dal D.L. 321 G.U. n.183 dell’8/08/2001 non è più necessario il verbale della commissione medica per l’accertamento dell’invalidità civile: è sufficiente la prescrizione, ovvero il modulo-richiesta, compilato dal medico specialista ASL, dal medico di medicina generale o dal pediatra, unitamente alla fotocopia della cartella clinica o dal cartellino di dimissione, da consegnare all’ufficio protesi; il rimborso degli ausili è un diritto per tutti gli stomizzati, su tutto il territorio nazionale.
COME PARTECIPA IL CARE GIVER…
Collabora con la persona cara al cambio del sistema di raccolta. È fondamentale nel sostegno morale attraverso il dialogo e la comunicazione
CONSIGLI DIETETICI
NELLA COLOSTOMIA…
Per il paziente colostomizzato non esistono particolari controindicazioni ad una dieta libera e varia, salvo patologie concomitanti che comportano restrizioni dietetiche.
Il colon dopo qualche settimana dall’intervento riprende di norma le abitudini di prima, pertanto l’alvo spesso rispetta gli stessi orari che il paziente aveva precedentemente.
Alcuni problemi come la stipsi, la diarrea, il meteorismo, cattivi odori, meno controllabili per la mancanza dello sfintere, possono essere superati con l’ausilio di alcuni semplici provvedimenti.
La stipsi può essere risolta aumentando l’assunzione di scorie presenti in frutta, verdura, alimenti integrali e aumentando l’assunzione d’acqua (minimo 1/1,5 lt al giorno).
Si possono poi associare alla dieta anche il movimento fisico e la ginnastica, che favoriscono la meccanica evacuatoria.
Nella diarrea, se non è causata da infezioni virali o batteriche o dall’uso di alcuni farmaci o concomitante a chemio/radioterapia, spesso è sufficiente interrompere l’assunzione di cibi che possono accelerare il transito intestinale già di per sé, quali ad esempio: cereali integrali e poco cotti, brodo di carni, le parti grasse di pesce e carne, formaggi grassi (gorgonzola, mascarpone, panna), insaccati, frittura, verdura e frutta ad alto contenuto di scorie (cicoria, fagioli, uva, prugne, kiwi)
Nel caso di meteorismo e cattivi odori, è necessario evitare bevande gasate e cibi che già naturalmente comportano odore (esempio: cipolla, aglio, cavoli, verza, uova soprattutto sode) e/o meteorismo (esempio: legumi, formaggi fermentati).
Bisogna tener presente i gusti personali e la tolleranza individuale agli alimenti, pertanto si consiglia di aggiungere un alimento nuovo per volta nella propria dieta al fine di controllarne la tollerabilità.
NELL’ILEOSTOMIA…
In questo tratto di intestino transitano le feci non formate e quindi liquide, perché non ancora private dell’acqua.
La fuoriuscita delle feci dall’ileostomia è sempre prevalentemente liquida, ma si può cercare di renderne la consistenza più solida seguendo alcuni semplici regole di alimentazione.
Liquidi: bere molto negli intervalli tra un pasto e l’altro. Tra le bevande consigliate tè, caffè d’orzo, spremute di agrumi filtrate, succhi di frutta o di verdura centrifugati e filtrati privi di fibre e polpa, tisane, brodi vegetali ottenuti dalla bollitura di verdure varie. Evitare bibite gasate e fredde.
Primi piatti: riso e pasta con condimenti semplici, minestre di riso e patate, brodi vegetali, semolino in brodo vegetale, passati di verdura evitando legumi, cipolle e sedano. Evitare condimenti grassi e soffritti.
Secondi: carni rosse e bianche cotte ai ferri, piastra o forno, pesce ai ferri o al forno.
Formaggi: tutti i formaggi dato il loro contenuto di grassi, vanno consumati con moderazione saggiando la tolleranza individuale. Evitare formaggi quali ricotta, stracchino, mozzarella.
Verdure: patate e carote bollite, centrifugati di verdura, zucchine grigliate, spinaci tritati, insalate condite con olio e limone. Evitare pomodori, porri e cipolle.
Affettati: con moderazione, in quantità limitate e senza grassi.
Uova: non più di due alla settimana e cucinate alla coque o in camicia (sode provocano gas maleodorante).
Frutta: mela cruda sbucciata, banana, cachi, fragole con limone, ananas, macedonia con la frutta precedentemente elencata e con poco zucchero e limone.
Bisogna tener presente i gusti personali e la tolleranza individuale agli alimenti, pertanto si consiglia di aggiungere un alimento nuovo per volta nella propria dieta al fine di controllarne l’accettabilità.
Bisogna tener presente i gusti personali e la tolleranza individuale agli alimenti, pertanto si consiglia di aggiungere un alimento nuovo per volta nella propria dieta al fine di controllarne la tollerabilità.
IRRIGAZIONE
DEFINIZIONE DI IRRIGAZIONE…
Con il termine “irrigazione colostomica” si intende una pratica meccanica finalizzata alla rieducazione della funzionalità escretoria attraverso lo stoma, in modo da regolarizzare il ritmo dell’attività intestinale, restituendo in parte al tratto colico residuo la sua funzione di serbatoio e il ritmo di evacuazione.
Questa tecnica, associata ad un corretto regime dietetico, permette di raggiungere una buona continenza passiva, rispettando l’integrità dello stoma, evitando dermatiti e risparmiando al paziente l’uso di sacchetti di dimensioni elevate. Contribuisce inoltre a ridurre la produzione di gas intestinale, in quanto decrementa lo sviluppo della flora batterica.
Nonostante non sia l’unico metodo alternativo al drenaggio continuo delle feci in un colostomizzato, è certamente un sistema che consente più di altri un concreto controllo delle feci e dei gas prima causa di molti e comprensibili disagi.
INDICAZIONI ALL’IRRIGAZIONE
L’approccio alla pratica dell’irrigazione colostomica varia senz’altro da persona a persona soprattutto per differenze di tipo culturale, ma una cosa comune a tutti e di primaria importanza è la libera scelta del paziente stesso ad adottare questa metodologia.
Innanzitutto è bene premettere che la metodica non trova idicazione: in pazienti portatori di ileostomie, ciecostomie e trasversostomie prevalentemente destre, in cui la consistenza delle feci è liquida e il volume intestinale residuo troppo scarso. Non è consigliata inoltre (seppur meno dannosa) in pazienti con stomie temporanee perché comporterebbe una educazione che inizierebbe a dare risultati al momento della ricanalizzazione.
È INDICATA INVECE: in portatori di sigmoidostomie, di alcune trasversosto mie e di stomie del colon discendente in cui le feci presentino consistenza solida o semisolida.
CONTROINDICAZIONI…
In assoluto le controindicazioni a questa metodica non sono molte, le più importanti riguardano patologie dell’intestino residuo (come Morbo di Crohn, malattia diverticolare, enterite da radioterapia, stenosi e naturalmente l’abilità psico-fisica del paziente); ve ne sono poi alcune altre relative e multi fattoriali quali: la scelta personale del paziente a non impegnarsi nella pratica per atteggiamenti di sufficienza, chemioterapia, insofferenza del paziente a trascorrere un’ora in bagno o addirittura la mancanza di un luogo adatto dove eseguirla.
È la sigmoidostomia quella più facile da trattare, poiché permette di raggiungere i migliori risultati, che in generale sono comunque ottimi se la tecnica è appresa correttamente e se non sorgono problemi legati soprattutto ad errori dietetici della persona, quali un eccessiva assunzione di cibo o di alimenti che fermentano e provocano la formazione di gas oppure povera di fibre che renderebbe poco morbida la massa fecale.
MATERIALE OCCORENTE
Tamponi o fazzoletti monouso e un padella, se il paziente deve rimanere a letto (a casa è meglio fare la manovra seduti sul water)
– Telo da bagno
Strumenti per l’irrigazione:
• sacca per irrigazione;
• tubo di connessione al sacchetto;
• morsetto o regolatore di flusso;
• catetere di gomma n°28 calibrato in cm o pollici;
• porzione finale a beccuccio a cono sigillo;
• catetere per colon.
Asta per fleboclisi (nel bagno di casa si può usare un’appendi abiti).
Acqua; sapone; cotone; carta assorbente; lubrificante anestetico idrosolubile
(Luan); guanti monouso; sacchetto per la raccolta dei rifiuti; mini sacchetto per la protezione dello stoma; dispositivi protesici di ricambio.
METODICA DI ESECUZIONE
PREPARAZIONE
Riempire il contenitore (sacca) per irrigazione con circa 600/700 ml di acqua potabile o altra soluzione indicata dal medico a temperatura non superiore ai 37°C.
Mettere la sacca sull’asta (se ci troviamo nel bagno di casa possiamo usare anche un appendi abiti); l’altezza da terra deve essere di circa 150 cm, in modo tale che la parte inferiore sia collocata all’incirca a 20 cm dalle spalle del paziente.
Per le prime irrigazioni dopo l’intervento, in genere vengono usati 500 ml di soluzione, che vengono poi aumentati progressivamente fino ad un litro circa; può anche risultare utile l’aggiunta di acqua ossigenata, sale da cucina, olio o soluzioni di cloruro-sodiche al 7%, per facilitare la manovra.
Se necessario si dovrà procedere a dilatare o semplicemente ad esplorare la stomia (per poter conoscere esattamente la disposizione spaziale del lume intestinale)
Si applica la sacca di svuotamento dello stoma e si ancora con una cintura disponendola con la parte terminale dentro il water (se la persona è seduta) oppure in un altro contenitore se il soggetto assume un’altra posizione.
ESECUZIONE TECNICA
- Lubrifichiamo il cono con del gel anestetico.
- Inserire il cono nello stoma in maniera circolare e aprire il morsetto che regola il flusso di irrigazione della sacca.
- Terminata l’introduzione del liquido chiudere la sacca, rimuovere il catetere ed attendere l’evacuazione.
- L’evacuazione avviene solitamente 20-40 minuti dopo l’introduzione del liquido. Solitamente sono 3 o 4 scariche abbondanti.
- Dopo un intervallo di tempo di almeno 10 minuti dall’ultima scarica si consiglia di terminare la procedura.
PER SAPERNE DI PIÙ…
…praticare la procedura in una zona dove può essere garantita la privacy (ad esempio il bagno di casa va benissimo).
…effettuare l’irrigazione sempre alla stessa ora, in maniera regolare.
…utilizzare dei supporti alternativi (ad esempio i ganci appendi asciugamani o accappatoi come asta per fleboclisi).
…essere a conoscenza di come fare a reperire gli strumenti necessari direttamente dall’ASL di appartenenza.
…saper utilizzare i kit di irrigazione colostomica.
…se durante l’irrigazione con il liquido compaiono dolori o crampi, è fondamentale fermare il flusso finché non diminuiscono e poi riprendere (un liquido troppo freddo o somministrato troppo velocemente può causare dolore o crampi) in caso di nuova comparsa di dolore sospendere l’irrigazione e rivolgersi al personale sanitario.
…se durante l’irrigazione il liquido fuoriesce, tenere premuto il beccuccio a cono o il sigillo più fermamente contro lo stoma con le dita in modo da far aderire il catetere allo stoma.
…se il beccuccio a cono o il sigillo non sono disponibili, premere intorno allo stoma con le dita in modo da far aderire il catetere allo stoma.
…quando tutto il liquido è stato introdotto, rimuovere il catetere o il beccuccio a cono per consentire al colon di svuotarsi.
L’irrigazione é una tecnica molto importante perchè aiuta a regolarizzare l’evacuazione intestinale e a ritrovare la serenità della vita quotidiana, senza nessuna limitazione.
COME PARTECIPA IL CARE GIVER…
Sostiene la persona cara e aiuta nella tecnica svolgendo più che altro un ruolo di collaboratore, una funzione importante per l’esatto svolgimento della procedura.
CONCLUSIONI
L’adattamento a una stomia è un evento estremamente difficile da compiere.
La persona che si ritrova di fronte a questa nuova e inaspettata condizione, spesso è impreparata ad affrontarla nel modo migliore.
Fare la spesa, portare a spasso il cane, stare in compagnia di amici o colleghi di lavoro diventano attività scomode e insostenibili.
In realtà, una buona educazione sanitaria, che implica l’azione fondamentale del care-giver, aiuta in maniera totale la persona stomizzata; una buona gestione dello stoma e tanta forza di volontà permettono di vivere nuovamente la quotidianità.
È utile saper che il portatore di stomia possiede una situazione anatomica diversa, ma comunque gestibile, che non gli impedisce di condurre una normale vita sociale.
È opportuno ribadire con forza questo concetto:
BIBLIOGRAFIA
– Dal sito www.Coloplast.it “La stomia” Coloplast S.p.a 2009.
– Dal sito www.F.A.I.S.it “Cosa significa avere una stomia” Gruppo F.A.I.S. 2008.
– “Fondamenti di Infermieristica: Principi generali dell’assistenza infermieristica” Lois White, Edises Napoli 2008.
– Dal sito www.Convatec.it “ Vivere con la stomia” , 2009.
– “Nursing Clinico,tecniche e procedure” di Kozier ERB Edises. Napoli 2006.
– “Il care Giver nel progetto di cura domiciliare” Sabrina Pellachin, AOU San Giovanni Battista, Torino 2008.
– “Fondamenti di Anatomia e Fisiologia” Frederick K.Martini Edises, Napoli, 2006.
– Dal sito www.AI.O.S.S.it “Irrigazione e Riabilitazione” 2006.
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