Paziente enterostomizzato – Migliorare con l’informazione e l’educazione…
…IL CARE GIVER

INTRODUZIONE

Negli ultimi decenni, la problematica relativa alle stomie addominali ha acquistato un’importanza sempre maggiore.

Fino a pochi anni fa il Paziente stomizzato, una volta dimesso dall’ospedale, rientrava in una società impreparata ad accoglierlo, con una disinformazione sulle varie problematiche psico-fisiche e sociali che costellano la vita quotidiana di questi pazienti.

L’aumentata sensibilizzazione verso la gestione dei soggetti portatori di derivazione intestinale e l’affinamento delle tecniche chirurgiche hanno portato, gradualmente, a concrete possibilità di un pieno reinserimento sociale grazie ad una serie di interventi volti a migliorare l’aspetto qualitativo, oltre che quantitativo, della vita.

Nonostante la terapia stomale sia stata riconosciuta come una componente essenziale della coloproctologia solamente negli ultimi 30 anni, risale agli anni ’50 ad opera di Norma Gill, la necessità di costruire un vero e proprio servizio di assistenza a pazienti che dovevano adattarsi a vivere con una enterostomia permanente.

Norma Gill ebbe l’intuizione di creare non solo un servizio di informazione e consulenza per la professione infermieristica e medica, ma un vero e proprio programma di addestramento per la gestione delle stomie.

È importante sapere che senza un’accurata educazione sanitaria il Paziente stomizzato si ritrova da solo a combattere delle angoscianti frustrazioni legate alla paura di un possibile rifiuto sociale, a cui segue un progressivo isolamento.

A tal proposito l’educazione, oltre ad essere diretta al Paziente stomizzato (self care), coinvolge anche colui che aiuta a sostenerne l’autostima attraverso amicizia e affetto e aiuto concreto (care giver).

All’interno di questo opuscolo saranno descritte quindi le manovre e le indicazioni da utilizzare, nello specifico:

a. la gestione di base,
b. quali sono i presidi e come utilizzarli,
c. i consigli dietetici e
d. a cosa serve l’irrigazione e come effettuarla.

CHI E’ IL CARE GIVER?

Il CARE GIVER è…

Con il termine “care giver”, letteralmente “donatore di cura”, si intende la figura di chi è dedito alla cura e sostegno di persone, in genere il proprio familiare o amico, non autosufficiente perché malato o disabile.

Il ruolo di chi aiuta il proprio caro è definito da vari fattori: il tempo a disposizione, la vicinanza al Paziente e alla struttura sanitaria ed infine alla capacità di gestire la situazione.

Il grado di impegno è variabile: dall’effettuare almeno una telefonata quotidiana, ad accompagnare il Paziente dal medico, fino ad assumersi molte altre responsabilità.

Indipendentemente dal livello di coinvolgimento, è bene ricordare che il compito è importante, perchè può fare davvero la differenza nella vita del proprio caro, ma anche nella propria.

Il care giver deve saper:

Ascoltare. Il Paziente deve poter esprimere preoccupazioni, frustrazioni e speranze con qualcuno che gli vuole bene e che può essere un conforto e un sollievo. Chi aiuta il proprio caro potrà non avere una risposta ad ogni domanda, né sarà in grado di fare tutto quello che gli viene chiesto, ma se saprà ascoltare con attenzione, offrirà un servizio inestimabile.

Imparare. Quanto maggiore è la conoscenza, tanto minori sono le probabilità di avere paura. Conoscere consente anche di capire meglio cosa sta vivendo la persona cara.

Sostenere. È bene incoraggiare la persona cara a partecipare a un gruppo di sostegno. Condividere esperienze e pensieri con qualcuno che si trova nella stessa situazione può essere molto utile. Gli ospedali e i centri sociali spesso offrono questa possibilità.

Partecipare. È possibile accompagnare il Paziente alle visite dal medico e prendere appunti per ricordare cosa é stato consigliato. Inoltre può essere in grado di fornire al medico informazioni o percezioni aggiuntive sulla condizione del Paziente.

Condividere. Offrire aiuto nella gestione del cambio della sacca o nell’irrigazione oppure aiutare il Paziente nell’abituarsi al nuovo regime alimentare. Sarà necessario tener conto degli innumerevoli cambiamenti che insorgono dopo l’intervento.

Stringere rapporti. Incoraggiare gli altri membri della famiglia a partecipare può alleggerire il carico di lavoro di tutte le persone coinvolte e offre al Paziente fonti multiple di sostegno.

Comprendere. Talvolta prendersi la responsabilità nell’assistere un proprio caro causa un’inversione di ruoli. Per esempio, chi si prende cura di un genitore, può improvvisamente trovarsi a “dare ordini”, come se stesse rivolgendosi a un proprio figlio. Bisogna imparare a prendere meno e dare di più a qualcuno da cui si è sempre stati dipendenti.

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2021-02-12T18:19:45+01:00