Molecole di emozioni
“Non dimentichiamo che le piccole emozioni sono i grandi capitani della nostra vita e che obbediamo a loro senza saperlo.”
Vincent Van Gogh
Molecole di emozioni è il titolo di un libro di una famosa neuroscienziata di nome Candace B. Pert. A lei e al suo team dobbiamo molte scoperte nel campo della biochimica delle emozioni e del funzionamento di quello che lei, tra gli altri, definì il nostro sistema unificato corpo-mente.
I suoi studi ci hanno dato modo di spiegare in che modo le emozioni possono trasformare il corpo contribuendo a salvaguardare la nostra salute o debilitandola.
Non ci sono dubbi che quando si ha a che fare con una malattia seria che prevede cure che mettono a dura prova l’intero organismo, le emozioni che si provano più di frequente sono di carattere negativo.
Paura, rabbia, preoccupazione, abbattimento, sono solo alcune delle tante che salgono alla mente e sono ovviamente coerenti con la situazione che si sta vivendo.
Il problema non è il fatto di sentirle, nessuna emozione è di per sé negativa; noi esseri umani sperimentiamo una vasta gamma di emozioni e questo ci rende flessibili e pertanto adattabili e sani.
Durante una fase complicata di vita però, tali emozioni tendono a stabilizzarsi e ad occupare una sorta di spazio nella nostra vita, tanto da trasformarsi in stati d’animo e modificare l’andamento del nostro organismo.
La strada percorribile non è negare queste emozioni o fingere che non ci siano, anzi è salutare esprimere qualunque tipo di emozione per lasciarla andare.
Sappiamo che ogni emozione ha un suo correlato fisiologico, ciò vuol dire che producono sostanze che inducono cambiamenti nell’organismo.
Le ricerche scientifiche come quelle della Pert, oltre ad individuare alcune sostanze correlate agli stati d’animo, hanno individuato dei recettori sparsi in tutto il corpo in cui queste sostanze vanno a collocarsi attivando o inibendo determinate funzioni.
Immaginate un recettore come una serratura a cui corrisponde una precisa chiave, se arriva la chiave giusta la porta si apre.
Alcuni recettori si aprono con più chiavi, ad esempio il virus del raffreddore si lega allo stesso recettore di una sostanza che proviamo quando siamo contenti, la norepinefrina.
Due chiavi completamente diverse per la stessa serratura, ma se il virus cerca di entrare quando i recettori sono già occupati dalla norepinefrina non riesce ad entrare perché lo spazio è già occupato.
Cosa succede però se i recettori sono continuamente occupati da sostanze che hanno dei correlati che nel lungo periodo affaticano il nostro sistema immunitario anziché riattivarlo e sostenerlo?
Bisogna aggirare l’ostacolo e agire come nella teoria dei vasi comunicanti in modo da aumentare un po’ il livello delle sostanze che aiutano il sistema immunitario a riprendersi riducendo di conseguenza la quantità di quelle che lo abbattono.
Certo non si può chiedere a nessuno di non provare preoccupazione o paura di fronte a determinati stimoli, per questo bisogna procedere con un programma ben definito ed esercizi semplici ma efficaci.
ESERCIZIO: l’obiettivo di questo esercizio è aumentare i correlati fisiologici che potenziano il sistema immunitario come ad esempio le endorfine. E’ un esercizio che si compone di due parti, la prima è propedeutica alla seconda.
PROCEDURA
- FASE 1: Nel corso della giornata immaginate che qualcuno vi chieda di raccontargli un episodio della vostra vita che vi ha fatto ridere tanto (una situazione particolare, la battuta di un film) scavate nei ricordi alla ricerca di un episodio anche di poco conto che vi ha fatto ridere.
Sembra facile, ma non lo è perché il cervello è concentrato su tutt’altro.
Non preoccupatevi, continuate a cercare fino a quando non viene alla mente qualcosa.
Procedete così per due o tre giorni.
- FASE 2: Trovare una posizione sufficientemente comoda per permettere il rilassamento.
Inspirare ed espirare allungando più possibile l’espirazione.
Ripetere lentamente per 3 volte.
Chiudere gli occhi, tornare a respirare normalmente.
Visualizzare il più possibile le situazioni emerse nella fase 1 con maggiori dettagli possibili.
Continuare per qualche minuto, al termine riaprire gli occhi e respirare come spiegato precedentemente.
N.B. Non mi stanco di dire che questo esercizio (come tutti quelli suggeriti in questi articoli, il precedente e quelli a seguire) sono semplici e difficili allo stesso tempo.
Cercano di riattivare un sistema immunitario debilitato e impegnato in una faccenda molto seria: tornare alla salute.
Non sottostimateli e procedete con costanza, le ricerche ci hanno dato prova e conferma che producono esattamente gli effetti cercati e aiutano l’organismo ad affrontare meglio il percorso di cura.
Possono inoltre essere effettuati dai familiari e non hanno alcun effetto collaterale, anzi più si fanno meglio è, la parola chiave è procedere con COSTANZA.
Per info e approfondimenti dott.ssa S. Alfani: info@aiscup.it
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